Dopo l’attentato che provocò 12 morti a Teheran durante una sfilata militare, il ministro Moslehi ha chiaramente detto che la mano terrorista è stata armata dalle principali potenze internazionali, intendendo con questa definizione Stati Uniti e Regno Unito, i paesi normalmente accusati di finanziare i gruppi di opposizione presenti nella repubblica islamica. Queste dichiarazioni fanno il paio con quelle del capo di stato iraniano che ha accusato dalla tribuna dell’ONU Netanyahu di essere un assassino, stravolgendo ogni protocollo dipolmatico. Si tratta di dichiarazioni concertate che vanno inquadrate nell’evoluzione che è stata presa dalla situazione internazionale, dove lo stato Iraniano appare sempre più isolato sul piano delle relazioni internazionali, sopratutto dopo le dichiarazioni di Fidel Castro, del presidente ANP e di quello egiziano che hanno sostanzialmente preso le distanze da Ahmadinhejad. L’accusa è pesante, a niente è valso il messaggio di cordoglio della segretario di stato Clinton, che ha condannato l’attentato, il clima di accerchiamento in cui è maturata la strage a provocato sostanzialmente la dura ed esplicita dichiarazione. Quanto ci possa essere di vero è impossibile dire, l’opposizione al regime iraniano è sicuramente finanziata se non direttamente da paesi avversi almeno da organizzazioni ad esso collegati, ed è in uno stato di esasperazione dopo i drammatici fatti seguiti alle proteste avvenute dopo le elezioni. Il regime, d’altro canto, sfrutta e sfrutterà ogni episodio per cavalcare gli scenari sia interni che esterni a suo favore in un quadro che comprende, non dimentichiamolo, la possibilità non certo velata di una guerra con Israele a causa della costruzione dei reattori atomici.