Il pericolo nucleare e l’evoluzione del conflitto

La sola minaccia di una soluzione, che possa prevedere l’utilizzo dell’arma nucleare, apre a scenari completamente nuovi per la guerra ucraina, con fasi che potrebbero spostare il conflitto dai combattimenti tradizionali. L’Alleanza Atlantica ritiene remota una risposta diretta con l’utilizzo delle armi atomiche, in risposta ad un eventuale di bombe nucleari tattiche, cioè con un raggio di circa un chilometro e mezzo, seppure promette conseguenze molto gravi per Mosca; d’altra parte il Cremlino ha specificato più volte che l’utilizzo di ordigni atomici è previsto soltanto in caso di invasione del suolo russo, anche se i referendum farsa lo hanno ampliato, inglobando il territorio conteso con Kiev. L’attuale fase del conflitto vede, da una parte l’avanzata terrestre delle truppe ucraine, che procedono in maniera sistematica nella riconquista di quanto conquistato dai russi e dalla parte di Mosca l’utilizzo massiccio di missili a lunga gittata, che sono dirette per lo più contro infrastrutture civili, con il chiaro obiettivo di stancare ulteriormente la popolazione. Dall’esame dei razzi che hanno colpito l’Ucraina sembra però, che Mosca stia esaurendo il suo arsenale di questi armamenti e ciò, se da un lato può essere interpretato come notizia positiva, dall’altra parte apre alla possibilità che la Russia possa utilizzare altri tipi di armamenti; per ora insieme ai razzi a lunga gittata vengono usati i droni kamikaze di fabbricazione iraniana, che consentono di ottenere grandi risultati, che grazie al loro costo ridotto, ne permettono un grande utilizzo con un raggiungimento degli obiettivi pressoché sicuro. Per ora l’Ucraina ha potuto poco contro queste due armi usate insieme, ma le forniture di batterie antimissili da parte di alcuni paesi europei e di dispositivi in grado di alterare le frequenze di funzionamento dei droni, hanno concrete possibilità di ridurre le potenzialità offensive di Mosca sul suolo di Kiev. Sul terreno per ora la Russia ha soltanto messo in campo i coscritti, soggetti ad arruolamento forzato, con pochissimo addestramento e senza esperienza di combattimento, il cui sacrificio ha il solo scopo di preservare le truppe più addestrate. Questo aspetto crea profondo malcontento in Russia e nelle caserme si moltiplicano i casi di insubordinazione, che rischiano di compromettere il potere centrale. Questo fattore, unito allo sviluppo negativo del conflitto ed anche alle difficoltà dovute alle sanzioni, potrebbe portare all’uso degli ordigni atomici, tuttavia questa decisione, oltre ad implicazioni militari, avrebbe ancora di più conseguenze politiche di ordine interno ed esterno. Si può inquadrare in questo contesto l’annunciata fine del reclutamento forzato, una volta raggiunta la cifra di 300.000 uomini e quella che è sembrata l’intenzione di dare una sorta di stop al conflitto, avente come scopo il mantenimento delle posizioni attuali, fatto tutt’altro che scontato. L’attuale obiettivo russo sembra essere  quello di guadagnare tempo e mantenere le posizioni in attesa di una necessaria riorganizzazione delle forze armate e del loro arsenale, l’introduzione della legge marziale nei territori annessi, deve essere letta in questo senso: creare le condizioni per retrocedere il meno possibile, anche nella speranza dell’arrivo del clima rigido, che non favorirebbe l’avanzata ucraina. L’impossibilità di negoziati per la chiusura di entrambe le parti non deve scoraggiare l’azione diplomatica, comunque difficile, che deve procedere per piccoli obiettivi, come lo scambio dei prigionieri e la ricerca di fasi di tregua del conflitto: si tratta di una base di partenza necessaria per permettere un colloquio indiretto tra le parti, che, in questa fase, non può che essere percorsa da Organizzazioni internazionali o da paesi ed istituzioni neutrali ed in grado di favorire qualsiasi rapporto tra i paesi belligeranti. Il rischio nucleare resta il pericolo maggiore, ma disinnescare le rivendicazioni di paesi che entrano in aperta violazione del diritto internazionale appare una esigenza altrettanto fondamentale per perseguire la pace mondiale, che deve essere l’obiettivo principale. La soluzione della crisi ucraina sembra sempre più lontana, anche perché l’uso delle armi e della loro fornitura è una esigenza irrinunciabile sia per Kiev, che per tutto l’occidente, che con una sconfitta del paese ucraino vedrebbe arrivare pericolosamente vicino alle su frontiere il pericolo della Russia di Putin. Una situazione in grado di allargare a tutta l’Europa un conflitto disastroso.  

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.