Il vertice dell’Alleanza Atlantica di Madrid si annuncia come quello più difficile della sua storia; finito il dualismo della guerra fredda, con un mondo bipolare, che si basava sull’equilibrio del terrore, l’accelerazione dell’evoluzione contingente obbliga l’alleanza militare occidentale a pensare ed agire in maniera preventiva e più incisiva di una volta. La deterrenza nucleare non basta più in uno scenario dove si è tornati a modelli di guerra tradizionale, che non si immaginava più potessero verificarsi. Se sullo sfondo resta la questione cinese e quella del terrorismo islamico, che sta sfruttando la maggiore attenzione sulla guerra ucraina per riguadagnare consensi tra le popolazioni sempre più povere, l’urgenza di contenere la Russia è la questione più urgente, sia dal punto di vista politico, che da quello militare. Una eventuale affermazione di Mosca creerebbe un precedente deleterio per la scena mondiale, con il mancato rispetto del diritto internazionale come metodo di affermazione dei progetti degli stati più forti: significherebbe un concreto pericolo per le democrazie, con governi sempre più obbligati a risposte rapide e non mediate dalla logica parlamentare e, di conseguenza, ancora più delegittimati. La tentazione di esecutivi quasi autocratici sarebbe un logico risultato in una situazione dove l’assenteismo e la sfiducia del corpo elettorale segnalano un progressivo distacco dalle istituzioni. Non è impossibile che all’interno del progetto di Putin, un risultato accessorio al risultato della riconquista dell’Ucraina, sia proprio quello di indebolire le democrazie occidentali, obiettivo, peraltro, percorso più volte con l’intrusione degli hacker russi, sia in fase di ricorrenza elettorale, sia nel tentare di indirizzare verso i sovranismi il gradimento delle opinioni pubbliche occidentali. In questo quadro generale, che è forse meno urgente della guerra in atto, ma è ugualmente importante, l’Alleanza Atlantica intende prendere come ulteriore misura per contenere Mosca, oltre a continuare a rifornire di armi sempre più sofisticate Kiev, cambiare profondamente l’assetto della forza di intervento rapido, che passerà da 40.000 a 300.000 unità; ciò non vuole dire, per ora, che tutti gli effettivi saranno concentrati nelle zone limitrofe alla Russia, tuttavia, la richiesta di protezione attiva da parte dei paesi baltici e di Polonia, Romania e Bulgaria, in questa fase determina un incremento dei soldati dell’Alleanza in questi territori, oltre ad una capacità di mobilitazione maggiore in caso di bisogno. In termini pratici non si tratta di reclutare nuove unità di militari, ma di contribuire con soldati già addestrati, appartenenti agli eserciti nazionali che compongono l’Alleanza Atlantica, e pronti al combattimento con un sistema di presenze a rotazione. Dal punto di vista politico si tratta di un chiaro segnale a Putin, che vede così incrementare la presenza degli avversari proprio sui confini russi: un risultato ottenuto soltanto con i suoi calcoli completamente errati: quello che occorrerà verificare sarà se il Cremlino saprà contenere la propria contrarietà senza eccedere con le provocazioni: la probabilità di un incidente sarà sempre più possibile se Mosca continuerà a sorvolare con i suoi mezzi aerei i cieli dei paesi baltici. Al punto in cui si è sviluppata la situazione militare in Ucraina, la misura adottata dall’Alleanza Atlantica appare necessaria ma avvicina ancora di più un potenziale scontro con le forze militari russe, anche perché da Mosca procedono a fare coincidere gli incontri dei leader occidentali con atti completamente al di fuori delle normali logiche militari, come colpire in maniera indiscriminata obiettivi di esclusiva natura civile, provocando morti e devastazione gratuite, che hanno il solo scopo di terrorizzare la popolazione ucraina, ma anche di rendere pubblica la minaccia verso gli occidentali. Se questa pratica tragica, rivela una debolezza intrinseca della Russia, sia militare, che politica, l’impressione è che Putin si sia reso conto di non potere portare a termine il proprio obiettivo e che quindi intensificherà la violenza malgrado tutto: si tratta di una tattica già sperimentata in Siria, dove però gli avversari erano molto più deboli e meno organizzati; se la forza militare russa è stata sopravvalutata dallo stesso Cremlino, ciò potrebbe portare a rifiutare ogni compromesso verso la pace trascinando l’occidente in guerra in maniera deliberata, proprio perché Putin, a questo punto, non può permettersi di uscire sconfitto. Agli USA va ascritto, comunque, un errore analogo a quello di non essere intervenuti in Siria, cioè quello di non avere coinvolto l’Ucraina nell’Alleanza Atlantica o in qualche altra forma di protezione: Putin, in quel caso, probabilmente non si sarebbe mosso.