Le migrazioni come fattore di impatto sugli equilibri geopolitici e come dinamica europea

Uno degli effetti della pandemia, strettamente connessa all’aumento della miseria, è l’incremento delle migrazioni di persone con modalità irregolari, verso l’Europa; gli ultimi dati segnalano livelli numerici preoccupanti e tali da rendere sempre di maggiore difficoltà la gestione del fenomeno. Questi dati, inoltre, indicano che la tendenza della pressione migratoria non potrà che essere in aumento nel futuro, sia prossimo che di medio e lungo periodo, proprio per gli squilibri della diseguaglianza generati dalla pandemia, che vanno ad unirsi alle ragioni pregresse delle migrazioni: conflitti, carestie e fenomeni atmosferici causati dal riscaldamento globale. Queste cause sono ben conosciute dagli analisti e dai politici, ma presso l’Unione Europea resta un atteggiamento quasi passivo, caratterizzato dall’assenza di una visione comune, per la mancanza di strumenti efficaci da parte di Bruxelles e per interessi ed impostazioni politiche contrastanti, che, di fatto, impediscono un approccio unitario e risolutivo del problema. Il 2021 ha segnato un aumento di circa il 57% di arrivi, rispetto all’anno precedente, segnato dall’insorgere dalla pandemia, ma proprio gli effetti del covid hanno provocato una maggiore concentrazione della ricchezza a svantaggio dei paesi poveri ed è una delle cause dell’aumento della povertà estrema di oltre 800 milioni di persone, che generano sempre maggiori bisogni di cercare alternative al proprio stato di indigenza. A contribuire alle migrazioni vi è anche l’uso della pressione sull’Unione Europea proprio attraverso l’utilizzo delle rotte migratorie come fattore di ricatto ai paesi occidentali e come strumento per aumentare la divisione dei contrasti tra i membri di Bruxelles. Per ultimo è stato il dittatore bielorusso ad utilizzare questi metodi, rifacendosi a quanto già fatto dai libici e dagli egiziani, tra gli altri. L’impressione è che questo uso politico sfrutti la quantità delle migrazioni indirizzandole, ma non incida più di tanto sul dato numerico complessivo quanto sull’utilizzo di rotte migratorie piuttosto che altre; tuttavia si tratta di una insorgenza che a livello politico dovrebbe stimolare una maggiore compattezza tra i membri europei ed invece sortisce l’effetto opposto. Si tratta di un elemento da non sottovalutare affinché l’Europa non diventi vittima passiva di strumenti che sono vere e proprie sanzioni di tipo asimmetrico, contro le quali il sentimento di identità nazionale di sovranisti o della condotta dei paesi dell’est Europeo, alla lunga, possono poco, proprio perché vanno a compromettere la convivenza tra i membri dell’Unione. Certamente il fatto di usare esseri umani in grande difficoltà pone questioni su come intrattenere rapporti con chi usa questi strumenti, ma anche con chi rifiuta un aiuto umanitario che pare innegabile ed improrogabile. Ciò, quindi, evidenzia la necessità, sempre più impellente, di creare percorsi protetti per i profughi e condizioni e regole che possano favorire una migrazione regolare, sia per ragioni umanitarie, che pratiche e cioè governare il fenomeno senza subirne le conseguenze ed i ricatti; in questo modo si può disinnescare la strumentalizzazione da parte delle dittature e dei trafficanti di uomini. Per arrivare a questa determinazione occorre costruire un progetto condiviso o agire sulla regola dell’unanimità che da troppo tempo condiziona le decisioni dell’Unione, anche perché ragioni pratiche sono sempre più urgenti per combattere l’invecchiamento progressivo della popolazione e la conseguente mancanza di manodopera necessaria alle industrie europee. Prendere atto di questa esigenza armonizzandola dal punto di vista legale per assicurare legalità e sicurezza ai cittadini europei, potrebbe essere un buon motivo per convincere i movimenti più scettici e più propensi ad un atteggiamento di chiusura. Aldilà delle ovvie ragioni umanitarie, regolare autonomamente da parte dell’Unione il fenomeno migratorio avrebbe solo dei vantaggi per Bruxelles e potrebbe contribuire alla consapevolezza europea di grande potenza, necessaria per esercitare il ruolo da protagonista che l’Unione deve recitare sullo scenario globale, come soggetto indipendente, ma anche come punto di equilibrio tra concorrenti sempre più in grado di mettere in pericolo la pace mondiale. I fenomeni migratori sono molto di più che emergenze umanitarie, e basterebbe solo questa ragione per cercare di risolverle, ma sono diventate strumento geopolitico e sono intimamente connesse con temi di portata generale come la necessaria riduzione delle diseguaglianze e la lotta ai cambiamenti climatici. Quindi affrontare singolarmente questo tema è una urgenza da trattare soltanto nel breve periodo, ma nel medio e nel lungo occorre un progetto globale, anche per prevenire lo spopolamento e l’ulteriore impoverimento di intere nazioni ed in questo solo l’Europa è in grado di essere il soggetto protagonista, anche perché è l’unico.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.