L’Unione Europea teme una annessione della Bielorussia verso Mosca

La crisi conseguente al dirottamento dell’aereo diretto in Lituania, da parte del regime bielorusso ha comportato una reazione, che ha permesso di verificare una inedita identità di vedute tra i paesi europei. La durezza della risposta di Bruxelles, infatti, è stata condivisa sia da quei paesi, come quelli baltici, che temono da sempre le azioni di Mosca, sia da nazioni più propense a riprendere il dialogo con la Russia. Questa premessa, nonostante le sanzioni siano state dirette contro Minsk, è doverosa per analizzare le possibili conseguenze di questo passo diplomatico, anche per il Cremlino. Uno dei timori europei, aggravato proprio dalla questione dell’aereo irlandese costretto all’atterraggio a Minsk, è la possibilità che la Russia crei una sorta di federazione con la Bielorussia, che, in realtà, potrebbe significare l’annessione di Minsk a Mosca. Del resto la Russia starebbe progettando soluzioni analoghe anche per zone appartenenti all’Ucraina: lo scopo è quello di contenere una possibile avanzata dell’influenza occidentale ai confini dell’ex paese sovietico, che potrebbe attuarsi con l’azione economica dell’Unione Europea e di quella militare dell’Alleanza Atlantica, che già schiera dei suoi effettivi in diversi paesi appartenenti al patto di Varsavia. Le conseguenze più immediate sarebbero una chiusura ulteriore della Russia verso l’Europa ed un peggioramento ancora maggiore dei rapporti con l’occidente. Si tratta di una possibilità a cui diversi paesi europei sono contrari e che è vista come uno sviluppo troppo negativo, tale da costituire un fronte difficile da fronteggiare, in questi termini, anche per Washington, già concentrato su altre questioni. Le intenzioni di Mosca sarebbero di procedere su questa linea, se non dovessero intervenire elementi tali da distoglierla dai suoi propositi ed anche la Bielorussia, ormai isolata e con alleato solo la Russia, non vedrebbe soluzioni alternative alla rinuncia sostanziale della propria sovranità. Per Mosca, senza altre vie d’uscita, percorrere questo obiettivo è funzionale al mantenimento della sua influenza geopolitica e, sul fronte interno, una distrazione per l’opinione pubblica in una fase di stagnazione economica piuttosto grave, dove il reddito pro capite è fermo a circa 9.000 euro annui a causa dell’assenza di una politica industriale capace di diversificare la produzione nazionale per renderla maggiormente indipendente dal settore energetico e dall’incapacità di ammodernare un tessuto industriale caratterizzato da impianti troppo obsoleti. L’Europa, però non ha interesse che la Russia rimanga in una tale posizione: un paese più moderno, sia dal punto di vista dei diritti, che dalla capacità di maggiore spesa, potrebbe rappresentare un mercato potenzialmente enorme e molto vicino dal punto di vista geografico. Il primo passo è quello di creare una tendenza di maggiore distensione attraverso una maggiore cooperazione diversificando i possibili aiuti verso Mosca e verso Minsk, con il primo scopo di mantenere la sovranità della Bielorussia sul proprio territorio. Le perplessità riguardano il rapporto con i due capi di stato, che sono duramente contestati in patria; se questa prerogativa potrebbe favorire i piani europei, in realtà l’apparato repressivo assicura una permanenza al potere praticamente certa e ciò potrebbe ritorcersi contro i progetti europei, che finirebbero per finanziare regimi autoritari niente affatto disposti ad andare verso forme di maggiore democrazia. Occorre però dire che la capacità di risposta, univoca ed insolitamente veloce, dei paesi europei alla provocazione bielorussa, ha prodotta una certa impressione sia a Minsk, ma soprattutto a Mosca, dove si è registrata la capacità di produrre risposte sufficientemente dure, da parte di Bruxelles. La Russia è già soggetta ad un regime di sanzioni che ha prodotto dei risultati negativi per il Cremlino proprio in campo economico e che hanno contribuito al malcontento della popolazione. Il patto con il corpo sociale basato sull’assunto  più prosperità in campo di più autoritarismo ha provocato una erosione nel gradimento di Putin, che si è trovato alle prese con una contestazione sempre più aperta. Questo fatto ha creato grande preoccupazione al Cremlino, tanto da temere che le proteste bielorusse potessero influenzare anche il clima in Russia, mediante una crescita esponenziale del dissenso. Per ora, per contrastare il fenomeno si è pensato a soluzioni contrarie al gradimento europeo, ma se Putin vorrà uscire dalla crisi dovrà creare i presupposti per una collaborazione con l’Europa, che deve iniziare con l’attenuazione delle sanzioni e la capacità di creare le condizioni di attrarre investimenti esteri e, per fare ciò, il cambiamento della situazione politica interna è il primo passo necessario, anche se, forse, non ancora sufficiente.  

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.