Biden scelto per mediare tra repubblicani pentiti e sinistra democratica

Aldilà della largamente prevista conferma di Joe Biden come candidato Presidente dei Democratici, che sfiderà Trump nella corsa per la Casa Bianca, sono emersi due punti di rilievo nella convention democratica, che non devono essere sottovalutati perché indicano una linea politica in evoluzione all’interno del partito: un necessario dialogo tra destra e sinistra che dovrà evolversi necessariamente, sia in fase di campagna elettorale, ma, soprattutto, in caso di vittoria. Biden, politicamente è uomo di centro e la sua scelta alla candidatura presidenziale è dovuta principalmente a questa caratteristica: una posizione mediana capace di addensare attorno alla propria figura posizioni politiche anche distanti ma accomunate dall’esigenza di cambiare il vertice della Casa Bianca. La presenza di diversi oratori repubblicani alla convention democratica, indica un malessere di buona parte del partito di Trump, insofferente alla sua scarsa attitudine alla politica, ai cambi di rotta repentini ed anche alla sua inesperienza ed inadeguatezza. I repubblicani che sostengono Biden, sono parte della tradizione del partito, forse ormai una minoranza, quella sconfitta dal tea party e che male hanno digerito le caratteristiche di un capo di stato così anomalo. Il loro appoggio appare sincero ed è un appoggio che non avrebbero mai assicurato per Sanders; Biden, malgrado alcune differenze, probabilmente è più vicino ai repubblicani tradizionali di quanto non lo sia Trump, ma questo appoggio non sarà gratis, cioè non basterà sconfiggere Trump e cambiare presidente, oltre ad una nuova condotta in campo nazionale ed internazionale, Biden dovrà accontentare i repubblicani che lo appoggeranno con decisioni vicine alle loro posizioni. Potrebbe essere un ritorno al passato, quando le differenze tra democratici e repubblicani non erano molte, tuttavia i tempi recenti della politica statunitense ha visto una radicalizzazione delle posizioni politiche, che si sono evolute verso una maggiore polarizzazione tipica dello scontro destra sinistra. Se nei repubblicani hanno prevalso i sostenitori del tea party, nel partito democratico non si è verificata una situazione analoga, la componente di centro ha ancora la prevalenza, ma è pur vero che la sinistra sia cresciuta a livelli elevati, soprattutto tra i più giovani, ponendo una ipoteca sui futuri indirizzi del partito, cosa che però appare ancora lontana. In ogni caso il successo di Bernie Sanders, malgrado la sconfitta, evidenzia una sostanziosa rilevanza della sinistra nel partito democratico, una parte che rivendica riforme sociali certamente in contrasto con i repubblicani che sostengono Biden. Per ora la grande esigenza di sconfiggere Trump obbliga la sinistra ad adattarsi ad uno schema che non gradisce (parte degli elettori di Sanders non gradiscono Biden, ma probabilmente non vorranno ripetere l’errore fatto con la Clinton), ma dopo quale potranno essere i rapporti tra queste diverse componenti dell’alleanza? La percezione è che ogni problematica di questo tipo sia rinviata dopo l’eventuale successo di Biden, lasciando intravvedere un percorso a piccoli passi, che potrebbe rivelare una debolezza di fondo sui programmi di governo: un fattore capace di sovvertire il pronostico, per ora favorevole al candidato democratico. Forse questo ha decretato la necessità di creare una base elettorale più estesa possibile: il reclutamento dei repubblicani deve servire per prendere i voti dei delusi da Trump, ma anche per prevenire la ripetizione di un possibile effetto Clinton, che ha provocato la vittoria del presidente in carica grazie all’astensionismo della sinistra democratica. In ogni caso l’avversione alle politiche ed ai modi unito alla consapevolezza di potere fare meglio dell’attuale inquilino della Casa Bianca resta il programma elettorale principale, capace di unire anime politiche così differenti. In caso di vittoria mediare tra queste parti, quasi opposte, rappresenterà la difficoltà maggiore per Biden, che dovrà fare ricorso a tutta la sua esperienza politica e di mediazione per avere la guida del paese: ma, in fondo, è stato scelto proprio per questo.   

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