Il debito comune europeo come prospettiva di sviluppo politico dell’Unione

Sotto l’impulso di Parigi e Berlino, che si confermano i due membri trainanti dell’Unione Europea, si delinea il futuro di Bruxelles attraverso una politica di investimenti con prestiti a bassi tassi di interesse. Il budget dovrebbe essere intorno ai cinquecento miliardi di euro a favore dei paesi più colpiti dalla pandemia e, quindi, con ricadute economiche pesanti. Questo investimento, che sarà limitato nel tempo, sembra andare nella direzione contraria a quella che fino ad ora ha contraddistinto l’Unione Europea, improntata ad una esagerata adozione di politiche di rigore finanziario. Dal punto di vista politico, se ciò corrisponderà al vero, si tratterà della dichiarazione di guerra alle ragioni del sovranismo e dei movimenti antieuropeisti. L’intenzione è quella di creare una nuova coesione tra gli stati, che deve poi avere conseguenze pratiche nella coesione sociale all’interno degli stati e tra le popolazioni delle nazioni differenti. Quello che si vuole avere sono degli effetti di lungo periodo, partendo dall’intervento già nell’immediato, con effetti tali da creare nuove dinamiche virtuose. Secondo i due leader, francese e tedesco, la risposta europea, pur con alcune battute d’arresto, ha permesso di intervenire attraverso aiuti sanitari concreti, ma ha anche messo in evidenza contrasti già presenti; valga per tutti l’esempio di quegli stati che hanno chiuso le frontiere nazionali in maniera indiscriminata. Ciò contribuisce alla volontà dichiarata di arrivare anche alla modifica dei trattati. Se ciò potesse favorire l’affermazione dei valori europei fondativi, sarà triste, ma si dovrà ringraziare l’evento della pandemia. Una ragione che sembra stare alla base di questo stanziamento così ingente è quello di ritrovare una indipendenza nella produzione di alcuni materiali sanitari, che si sono rivelati essenziali, ma che la fabbricazione è stata allocata all’estero per mere ragioni di minori costi. Ciò ha determinato una mancanza di sovranità, questa vera ed accertata, dell’Europa nel suo complesso a causa della necessità di dipendere da altri paesi e, quindi, essere soggetti alla mancanza della gestione diretta di questi materiali. Riportare la produzione di diversi beni in Europa rappresenta il primo passo per garantire una autonomia che è prima di tutto politica. Il risultato di questo stanziamento potrebbe deludere quei paesi che chiedevano importi maggiori, tuttavia esistevano però diverse tendenze nazionali che non erano favorevoli a questo finanziamento: il risultato finale dice che si è andati nettamente contro queste volontà, che avrebbero seriamente compromesso le prospettive di unione europea. Una delle conseguenze che si devono raggiungere è quella di favorire la creazione di industrie europee di primo piano, in grado di competere a livello globale con analoghi gruppi cinesi o americani, ma per fare ciò non basta iniettare nel sistema grandi quantità di liquidità, ma anche costruire un diverso approccio legale con il cambiamento del diritto della concorrenza all’interno del continente. Per fare ciò la Merkel e Macron giudicano il ruolo dei loro paesi come trainante rispetto agli altri venticinque, ciò potrà non piacere ad altri partner, soprattutto di rilievo, ma deve essere specificato, che nel momento attuale, alcune nazioni europee di primo piano non riescono ad esprimere una visione unitaria sul ruolo europeo, perché sono attraversati da contrasti anche profondi; questi paesi, che hanno, però, un grande potenziale di adesione all’Europa, possono trarre vantaggio dall’effetto trainante dello stanziamento finanziario, per poi arrivare ad avere un ruolo paragonabile a quello attuale di Berlino e Parigi. I contrasti da combattere e superare sono altri, quelli che provengono da paesi che comprimono la libertà di stampa ed i diritti civili, che favoriscono l’antisemitismo e tutti quei provvedimenti che non favoriscono la vita democratica e, che, di conseguenza, negano i valori europei e si pongono praticamente al di fuori dell’unione, perlomeno in senso morale. L’investimento finanziario serve a recuperare la fiducia della popolazione europea, attraverso una redistribuzione della ricchezza conseguita con la disponibilità di lavoro e facile accesso alla sanità, all’istruzione ed alla sicurezza; così si sconfiggono le spinte nazionalistiche, che coincidono con l’affermazione di posizioni illiberali inconciliabili con gli ideali europei. Anche in questo senso si spera in una revisione dei trattati in senso sanzionatorio verso quegli stati che non si adeguano alle normative europee. Gli intenti, quindi sono giusti, il punto di partenza pare corretto: se i risultati che seguiranno in pratica, risponderanno a queste impostazioni si potrà affermare di avere finalmente raggiunto un risultato concreto per l’Europa, dopo tanti anni di delusioni.