NATO: exit strategy per l'Afghanistan

Il progetto di exit strategy della NATO dall’Afghanistan fa un passo ulteriore verso l’attuazione. Dal 2011 al 2014 lo stato di Karzai, pur supportato dalla presenza di truppe seppure ridotta, dovrà essere in grado da solo di badare alla propria sicurezza. Sarà un ritiro graduale attuato progressivamente controllando distretto per distretto  l’attuazione della misure di sicurezza, della preparazione e del controllo del territorio dei militari afgani. La NATO e gli USA cercano così di dare efficacia alla concretizzazione della tanto agognata exit strategy, richiesta a gran voce oltre che dall’opione pubblica anche dalle esigenze di bilancio ed organizzative della nuova struttura dell’alleanza atlantica. Il ritiro sarà attuato con una doppia azione: militare e diplomatica. L’azione militare dovrà intensificare sopratutto la repressione nelle zone al confine con il Pakistan, dove si annidano e rifugiano le parti più estremiste dei talebani, ma si dovrà anche incrementare l’autosufficienza delle forze armate afgane, verificando anche le possibili di infiltrazioni di elementi avversi e la loro neutralizzazione. Sul fronte diplomatico l’azione dovrà muovere in più di una direzione: verso l’esterno, promuovendo il contatto con le parti più radicali per cercare una qualche forma di collaborazione ed irregimentazione nell’alveo dello stato afgano e verso l’interno coinvolgendo la società afgana ad una maggiore collaborazione con lo stato centrale. Giustamente non sono obiettivi di facile portata  e per questo è stata prevista una scadenza a medio lungo termine, l’obiettivo del 2014 è comunque ambizioso e di difficile realizzazione compiuta, si tratterà di decidere al momento della scadenza se la data sarà inderogabile oppure no. Comunque è già previsto un numero di truppe che continueranno a prestare assistenza allo stato afgano, si dovrà verificare, in base all’avanzamento del progetto, se questa previsione sarà sufficiente o se sarà necessario l’incremento della forza militare. Fondamentale sarà la risposta dei primi distretti che saranno lasciati interamente alle forze locali, se la metodologia della strategia d’uscita sarà positiva si potrà continuare su quei binari viceversa saranno necessari aggiustamenti alla strategia applicata. In ogni caso la ricerca di un uscita è da considerarsi positiva sopratutto se inquadrata nella nuova organizzazione NATO che prevede un maggiore uso della diplomazia per la risoluzione dei conflitti, su questo campo siamo certi che non ci sarà l’exit strategy.

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