NATO: la nuova organizzazione

La nuova strategia della NATO prende corpo: fine definitiva della guerra fredda con la Russia e coinvolgimento di Mosca come nuovo socio, determinante per i nuovi scenari che si sono creati. Infatti le cause fondative dell’alleanza atlantica sono in definitiva venute meno, nuovi attori sono alla ribalta, nuovi problemi sono da risolvere e sopratutto da prevenire. Non si e’ piu’ nel campo ben delimitato dell’equilibrio del terrore, l’atomica non e’ piu’ prerogativa di due sole superpotenze. I cambiamenti economici hanno determinato nuove possibilita’ e nuove potenzialita’ sia nel campo diplomatico che in quello delle possibili minacce per gli stati. La globalizzazione ha colpito anche sullo scenario dei rapporti tra le nazioni che non camminano piu’ su binari ben definiti ma sono condizionati ora da variabili molteplici che possono comprendere anche variabili impazzite. La NATO prende atto di questo nuovo stato di cose e comprende che la sua stessa organizzazione deve farsi piu’ flessibile e duttile per sapere affrontare con sempre maggiore capacita’ di risposta la maggior parte di evenienze insorgenti e  verificabili. Quindi la Russia come alleato strategico per combattere la proliferazione nucleare, il terrorismo, gli attacchi cibernetici, ma non solo, anche maggiore coinvolgimento della UE, dove 21 paesi su 27 sono membri della stessa NATO, alleggerimento della struttura militare a favore dell’intelligence e di un corpo diplomatico capace di un intervento ancora piu’ importante di quello armato perche’ preventivo ma anche capace di concludere le operazioni belliche con trattati ben definiti in grado di chiudere le parentesi guerresche dando stabilita’ condivisa ai territori coinvolti. E’ una vera e propria chiave di volta del concepire l’azione dell’alleanza atlantica perche’ non mette piu’ al centro della propria azione il ricorso alla forza militare, che deve cosi’ diventare opzione ultima, ma che prevede l’azione continua della politica per dirimere le questioni di coinvolgimento; e’ un passo avanti enorme nel teatro mondiale delle relazioni internazionali. Questo non vuole dire sganciamento o disimpegno della NATO e neanche rinchiudersi dentro i propri confini, ancorche’ allargati, significa comprendere che il pericolo si muove a macchia di leopardo, non siamo piu’ spesso ad un nemico certo e visibile, ma siamo di fronte a sigle ed organizzazioni, dietro cui, ma non sempre, si muovono stati e gruppi di potere, non facilmente individuabili, dove gli atti ostili non sono supportati da dichiarazioni o atti di guerra tradizionali, ma da atti terroristici o ancora da attacchi informatici capaci di paralizzare interi paesi ed atti di pirateria praticati con le tecniche della guerriglia. Ecco perche’ e’ da accogliere positivamente la riforma della NATO, perche’ e’ orientata a rispondere a queste emergenze con la flessibilita’ necessaria ad agire in un mondo in continua trasformazione ed evoluzione.

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