Gli Stati più pericolosi del pianeta

La società inglese Maplecroft, specializzata nella valutazione del rischio terroristico, ha stilato una classifica dei paesi in cui il rischio di attentati è massimo. Somalia, Pakistan, Iraq ed Afghanistan, Palestina e Yemen stanno in cima a questa speciale classifica. Ci troviamo di fronte a stati fortemente destabilizzati con governi privi di autorità su grandi parti del territorio statale, coinvolti in guerre endemiche difficile da risolvere. In questi stati il terrorismo è in perenne stato di coltura, con il ricambio continuo assicurato grazie ad una azione incessante del proselitismo in ragione della forte penetrazione tra la popolazione dell’islamismo più estremo, che funziona da aggregatore sociale in un ambiente dove è quasi sempre l’unica organizzazione sociale presente. Siamo in stati dove la condizione sociale ed economica generale, anche in presenza di risorse rilevanti, sfiora la povertà quasi assoluta, con governi che sopravvivono grazie agli aiuti internazionali  e che sono spesso corrotti ed inefficaci, incapaci di intraprendere una politica che tenti almeno un qualche tipo di soluzione per risolvere problemi ormai endemici. Una caratteristica comune di questi paesi è la divisione estrema, spesso di matrice tribale, che contraddistingue la difficoltà di risolvere la questione interna di ogni singolo paese; spesso ci si trova di fronte a rivalità ormai incacrenite dallo scorrere della storia, acuite sempre di più da fattori di origine sia interna che esterna. La condizione di vita è di perenne tensione, le popolazioni sono fiaccate da continui atti di guerriglia, spesso urbana, che si concreta con attentati che sovente hanno le dimensioni della strage. Questi stati sono un pericolo oltre che per se stessi ed i loro abitanti anche per la comunità internazionale, non è un caso che sono scenario di guerre che assorbono ingenti costi umani ed economici. Quello che manca è l’azione più pressante delle organizzazioni internazionali sia in fase di intervento che di coordinamento dei processi di pace, ci si basa ancora sulla politica del gendarme planetario, gli USA, che ormai faticano ad assolvere questo compito per svariate ragioni, è ora che l’ONU si doti di mezzi sia militari che diplomatici efficaci per assolvere il suo ruolo.

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