La UE, l'ecofin ed il veto della Gran Bretagna

Ancora distanti i paesi europei sulle norme e la strategie da seguire per la definizione del patto di stabilità. La posizione di Londra è tra le più dure, il patto Parigi-Berlino, già inviso per definizione causa ragioni nazionalistiche più antiche, è visto come un trasferimento di poteri da Westmister a Bruxelles, la Gran Bretagna, tradizionalmente avversa a rinuncie di prerogative ed unioni, peraltro praticate più per necessità che per reale convinzione (vedi la UE), va verso il veto all’intesa ecofin. In casi come questo si evidenzia la mancanza normativa della UE, che non prevede sanzioni o ammonimenti, a chi vuole stare dentro l’Unione senza sostanzialmente adeguarsi alle decisioni centrali. D’altronde è già anomalo che esistano paesi dentro la UE che facciano parte della alleanza politica ma non di quella monetaria, tale fatto è un controsenso in termini, quale affidabilità può dare, in materia di politica economica comune un paese che non rientra materialmente nell’euro? Per andare avanti occorrono decisioni nette ed anche impopolari, avere paura di muoversi contro il prestigio politico, ad esempio della Gran Bretagna significa esserne in ostaggio, significa che tutte le decisioni in materia economica non saranno mai  del tutto autonome. Sarebbe necessario un out-out: o dentro con tutti gli annessi e connessi del caso o fuori del tutto; un’unione senza la moneta comune è un’unione incompleta perchè consente a chi non rientra nell’euro una libertà di manovra superiore a chi vi è dentro, facendone però ricadere i costi all’interno dell’alleanza politica. E’ il momento di rendere più forte la UE anche con decisioni forti, è necessario investire nella comunanza degli obiettivi e della condivisione totale degli scopi, nessuno è obbligato a condividerli a discapito della totalità.

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