Ritorna il G7

La politica valutaria cinese sarà oggetto della resurrezione del G7, infatti un nuovo vertice delle sette potenze economiche si terrà a porte chiuse per elaborare strategie di contrasto alla direzione intrapresa da Pechino in materia monetaria. Si tratta di un fatto per certi versi eccezionale dato che verranno esclusi i restanti paesi componenti il G20 e non sarà nemmeno previsto un incontro successivo con il titolare economico del governo Cinese. Sembrava ormai impossibile escludere da vertici economici i paesi emergenti: non solo la Cina, ma anche Brasile ed India, tuttavia l’urgenza di contrastare gli effetti svalutativi della moneta cinese ha impresso una sterzata di fatto antiglobalizzazione da parte dei vecchi poteri economici. Sembra il boomerang che si abbatte contro chi ha decantato la globalizzazione (forse pensata a senso unico), ed anche questa riunione ristretta ne è la prova; cosa si vuole e cosa significa questo vertice ristretto? Si vuole riportare le leve del comando economico del pianeta in mano ai vecchi padroni o piuttosto è l’estremo tentativo degli stessi di preservare un potere ormai sfuggitogli dalle mani? L’azione monetaria cinese con le svalutazioni che l’ha contraddistinta intende imprimere una spinta alle esportazioni che l’occidente non può più contenere, l’invasione dei prodotti cinesi ha di fatto contribuito, in una congiuntura caratterizzata dalle crisi finanziarie, a comprimere le produzioni nazionali e le loro esportazioni mettendo in ginocchio interi comparti, questa situazione va inquadrata nel peggiore momento economico e sociale per l’occidente ed è logico che i governi le provino tutte per limitare le perdite. La minaccia è una introduzione dei dazi sui prodotti cinesi a cui però seguirebbe una risposta di Pechino altrettanto dura dal lato monetario  andando ad innescare probabilmente un aumento dei prezzi delle materie prime di cui si avvantaggerebbero i paesi produttori, è alla fine questo il timore maggiore che deve avere spinto il G7 a riformarsi; difficile dire cosa accadrà, il filo su cui si cammina è sottile ed ogni decisione non condivisa a livello planetario rischia di innescare turbolenze difficili da governare, speriamo che in questo scenario l’Europa, con le sue divisioni non faccia il vaso di coccio tra i vasi di ferro.

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