Europa e debito pubblico

La UE prova a trovare un’intesa sul debito pubblico, quello che si delinea, aldilà degli interessi comuni sui quali esistono dichiarazioni di facciata, è uno scontro tra Germania e Francia. La prima è paladina della politica del rigore, anche in forza di un’exploit economico che, giunto ad una poltica economica afficace,  ne ha sostanzialmente sistemato i conti; dall’altra parte Parigi guida le fila dei paesi maggiormente indebitati che con i loro bilanci pesano negativamente sul bilancio complessivo dell’unione. E’ una battaglia innanzitutto sui principi di gestione del debito, quelle che si fronteggiano sono due visioni diametralmente opposte di intendere un bilancio statale. La visone tedesca tende verso un’operatività di manovra ben delineata, con paletti e staccati sicuri fuori dai quali il movimento finaziario non deve mai uscire, appare una politica di più lungo periodo che può garantire stabilità e margini di progresso per un ente sovranazionale che assomma dentro di se ben ventisette economie differenti con le proprie peculiarità e distorsioni, è chiaro che una regolazione ferrea appare come l’unico mezzo di governo per evitare pericolosi dissesti. I contrari alla posizione tedesca vogliono mani più libere nella gestione del debito pubblico per avere maggiore elasticità nell’affrontare le evenienze economiche man mano che si presentano, vogliono in sostanza un approccio diametralmente opposto alla rigidità auspicata da Berlino, tale visione è chiaramente più funzionale alle situazioni contingenti ma non può essere ricompresa in una visione a 360 gradi come dovrebbe imporre un quadro di alleanza basata non solo su di un lato politico ma sopratutto economico. Molto del futuro dell’europa si gioca su di questa contrapposizione, la continua evoluzione dell’economia globale impone scelte nette e veloci, la politica economica del vecchio continente deve dare risposte più rapide ma l’autoregolamentazione comune e condivisa pare essere la strada maestra per indicare quell’univocità dell’azione economica, che ormai pare improcrastinabile nell’agglomerato di nazioni  che si chiama Unione Europea.

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