Il problema curdo

Prima o poi il problema Kurdo riprenderà l’importanza che gli compete sulla scena internazionale, lo stato Curdo per ora non esiste anche se è rivendicato da tempo da una popolazione, che è a tutti gli effetti una nazione senza stato, che lotta anche con metodi non pacifici. Turchia, Siria, Iran ed Iraq, le nazioni che si dividono il territorio che potrebbe diventare il Kurdistan e sul quale vivono almeno 25 milioni di curdi  difficilmente cederanno ai tentativi di vedere nascere un nuovo stato alle loro frontiere cedendo parte delle loro sovranità. Tuttavia con la fine del regime di Saddam, la regione curda iraqena ha guadagnato sempre più autonomia forte di una ricchezza derivante dal petrolio, la visione di questi curdi non è massimalista, sono consci delle difficoltà di creare uno stato totalmente indipendente e quindi optano per un’azione a medio-lungo raggio, anche perchè le carenze interne relative alla gestione el potere sono chiaramente un’ostacolo. Si tratta di una società ancora legata ad una gestione del potere di tipo feudale, basata sui clan e sul clientelismo, inoltre praticamente non esiste un tessuto industriale ed anche le infrastrutture sono carenti. Dati questi punti di partenza   quello che si cerca è di aumentare il benessere della popolazione provata da anni di persecuzioni e di eleborare un nuovo proccio al potere cercando di scalfire l’arretrato sistema vigente. Per fare ciò l’intendimento è di organizzare una  conferenza internazionale ad Erbil, capitale della zona iraqena, dove con i rappresentanti dei curdi degli altri stati venga presentata un’istanza alla comunità internazionale per la crezione pacifica di uno stato curdo. Quello che potenzialmente potrebbe nascere sarebe uno stato crocevia di importanza mondiale sopratutto per lo snodo energetico, sia produttivo che per il trasporto del greggio, ed in ottica di stabilizzazione politica della regione  uno stato su cui puntare da parte delle Nazioni Unite che con proprie basi avrebbero accesso a veloce a potenziali focolai pericolosi per la pace.  Questo  a parte le legittime aspirazioni del popolo curdo, che dopo deceni di sofferenza nel quadro dell’autodeterminazione dei popoli

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