Da che parte pende il cammino verso la pace?

Qual’è lo scopo di bruciare corani nella ricorrenza dell’undici settembre? E’ un fatto localistico dove una piccola chiesa ultraconservatrice e di estrema destra cerca, tra l’altro, di dissuadere la costruzione della moschea a Ground Zero e continuare a gettare cattiva luce sugli islamici americani, anche quelli integrati e che contribuiscono al sogno americano, oppure fa parte di un piano più ampio volto a rendere ancora più difficile il lavoro di Obama ordito neanche troppo velatamente da quegli ambienti e gruppi di pressione antagonisti che non hanno digerito la nuova politic estera statunitense ed il ritiro dall’Iran? In ogni caso la portata provocatoria del gesto, oltre che  inutile rischia di fare degenerare le cose prima di tutto in quegli scenari di guerra dove i contingenti americani sono presenti e che combattono con maggiori difficoltà le loro battaglie. La facile previsione dei comandi americani su cosa seguirà al falò del corano prevede attentati e kamikaze verso non solo le truppe a stelle e strisce ma anche verso gli alleati presenti sui teatri di guerra, forse sarebbe opportuno un’intervento interno forte e chiaro che metta fine a questa storia, ma di questi tempi muoversi all’interno del perimetro USA sembra altrettanto difficile, seppure in maniera diversa, che sulle montagne del’Afghanistan. Da chi soffia sul fuoco a chi tenta di smorzare i toni: sono significativi gli interventi a breve distanza di Fidel Castro e Chavez verso una riconsiderazione del problema israeliano, il primo ha parlato di considerare in maniera diversa, e più benevola, la storia del popolo israelitico ammonendo l’Iran contro la celta di un’opzione nucleare, il secondo, di fronte agli attentati contro la comunità israelitica venezuelana ha condannato pubblicamente i fatti e con un discorso più ampio ha indicato la via dei negoziati per risolvere la questione palestinese, entrambi cioè hanno capito l’urgenza della risoluzione del problema ergendosi a protagonisti internazionali nell’area latino americana. Quello che appare è che si stanno creando tendenze nuove ma anche inaspettate sulla scena mondiale che risulta in completa evoluzione, sta ora alle organizzazioni internazionali il coordinamento (ma anche lavorare per stroncare le opzioni negative con una maggiore e più incisiva azione diplomatica volta anche alle questioni nazionali dei singoli paesi, siano la piccola come la grande potenza) di queste tendenze per massimizzare il risultato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.