L'Iraq lasciato solo

Il ritiro puntuale e come promesso da Obama dei soldati USA dall’Iraq pone dinanzi al mondo gravi scenari per la nascente democrazia di Bagdad. Quella lasciata da soldati USA è un’impresa fallita, un’abbozzo di democrazia, un parto malriuscito. La mossa di Obama è comprensibile, oltre la promessa elettorale, si è trovato ad affrontare una guerra non sua ne più del paese, tuttavia appare lo stesso pilatesca, l’Iraq attuale non è nemmeno definibile come democrazia incompiuta, invero la reale forma di stato presente nel paese non è neppure definibile, siamo in un paese dove le elezioni non hanno raggiunto il loro scopo di garantire una minima governabilità, un paese lacerato da guerre intestine di clan, un paese diviso dalla religione e sopratutto un paese arretrato dove non esiste alcuna classe dirigente nemmeno potenziale. Se il lavoro americano, e senz’altro per l’amministrazione Bush lo era, doveva essere l’eliminazione di Saddam Hussein, allora la missione è stata compiuta, ma se si doveva esportare democrazia, come più volte proclamato, allora il fallimento è totale.  Intanto è da chiedersi se gli iraqeni erano pronti ad un processo così sconvolgente del loro modo di vita, vista la situazione sociale presente nel paese, il processo non è stato graduale, la popolazione è stata tenuta per troppo tempo in uno stato di arretratezza e la mancanza di strutture adeguate ha fatto il resto. D’altra parte lo sforzo anche economico, oltre che di vite umane, non era più sostenibile in un quadro mondiale di depressione, tuttavia quello che appare è che sia stato consumato un pasto gigantesco e che una volta finito si levi il disturbo.  La necessità ora è di ripensare tutta l’azione ed il modo di riaggiustare almeno la situazione, in quest’ottica è impossibile non pensare ad un ruolo più determinante da parte delle organizzazioni internazionali che devono guidare ed indirizzare il processo troncato dael reitnro USA.

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