Rimpiangere la guerra fredda?

La questione nucleare in Iran, ma non solo anche in Pakistan, India ed Israele continuerà a tenere il mondo con il fiato sospeso, anche se alla notizia non viene data abbastanza enfasi. Nessuno avrebbe pensato di rimpiangere i tempi della guerra fredda: situazione di stallo continuamente bloccata ma con parti certe e governi sicuri nei due schieramenti. Ora, invece, siamo in presenza di regimi poco stabili con una forte opposizione interna, inoltre nel caso del Pakistan abbiamo una nazione prostrata da una catastrofe metereologica che ne determina un facile luogo di coltura di terroristi. E’ vero che si tratta di arsenali in divenire, non siamo ancora alla contrapposizione delle due superpotenze degli anni 70 e 80, ma la rincorsa al nucleare da parte di questi paesi è un fatto ormai acclarato. La questione iraniana è quella sotto la lente di ingrandimento:  stime americane ritengono che la teocrazia di Teheran raggiungerà la tecnologia necessaria in tre anni e di conseguenza gli USA intendono usare questo tempo per dissuadere  Ahmadinejad all’opzione nucleare (o a sperare che il suo regime finisca), questa ipotesi non basta ad Israele che teme di essere il principale bersaglio dell’escalation nucleare ed ha già pronto un piano militare preventivo contro i siti nucleari iraniani. Non basta, nell’area Araba del petrolio l’innalzarsi della tensione che potrebbe sfociare in una guerra locale non è ben visto: paesi come gli Emirati Arabi Uniti non vedono di buon occhio una guerra che gli obbligherebbe a schierarsi contro Israele e quindi di fatto contro gli USA e preferirebbero una soluzione preventiva, da non trascurare anche l’aspetto energetico che un possibile conflitto potrebbe dare alle dinamiche dei prezzi del greggio, considerando la capacità produttiva iraniana coinvolta. Si rischia un effetto domino di portata planetaria capace di sovvertire l’attuale ordine mondiale, ora come non mai il lavoro delle diplomazie sarà essenziale.

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