Il crocevia del Pakistan

La catastrofe avvenuta in Pakistan pone diversi interrogativi che vanno aldilà della sciagura umanitaria più immediata. Assodato il problema degli aiuti che sono insufficienti per fronteggiare una simile sciagura, proprio questo problema apre la strada ad aiuti paralleli provenienti da organizzazioni terroristiche già molto attive nel paese.  Il Pakistan è già terra di coltura fertile per il terrorismo islamico, anche per l’atteggiamento non troppo chiaro rinfacciato al governo, e l’occasione attuale permette alle organizzazioni terroristiche di porsi come “organizzazione umanitaria” alternativa e penetrare nel tessuto sociale ancora più a fondo. La situazione è disperata il problema principale è assicurare i servizi essenziali ad una popolazione provata da più giorni dalle enormi piogge monsoniche che, oltre a sommergere interi villaggi, hanno allagato le coltivazioni di riso, principale alimento dei pakistani compromettendo seriamente il raccolto. Il Fondo Monetario Internazionale potrebbe concedere dilazioni circa i rimborsi dei prestiti in modo da girare tali somme su soluzioni più consistenti per la popolazione, ma ciò potrebbe non bastare,  senza un aiuto consistente dalle nazioni occidentali, che sarebbe anche un’investimento in termini di sicurezza (oltre che chiaramente un dovere), si spalancherrebbero le porte per un’enorme riserva dove pescare terroristi sempre nuovi.

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